venerdì 30 settembre 2016

Sudafrica: wineland tra gusto e suggestioni

… il viaggio lungo la N1 continua piacevole, il traffico è praticamente assente, solo poche macchina e qualche autotreno in più. E’ un altopiano continuo e si viaggia sempre tra i 1000 e 1500 metri,  nonostante ciò sono molte le catene e le vette che fanno da fondo.


Vedo i primi springbok, la gazzella sudafricana, che è mascotte e  dà il nome della nazionale di rugby. Nazionale che ha vinto 2 coppe del mondo, nel 2007 e, soprattutto, nel 1995. Nella finale del 24 giugno del 1995 il Sud Africa riesce a battere la corazzata neozelandese e diviene il simbolo di una nazione che vuole rinascere dopo aver superato il buio periodo dell’apartheid. E’ il giorno in cui tutti supportano gli springbok, seppur da sempre il rugby è lo sport degli afrikaner; Nelson Mandela, Presidente da un anno entra in campo con la maglia e cappello della nazionale, e tutto ciò è raccontato nel film Invictus, che ho visto non troppo tempo prima di questo viaggio. Le immagini del film si confondono con la storia, e la pellicola è sempre un bel modo per narrare belle storie.
Penso a questo mentre la nostra piccola vettura prosegue , e penso anche che nonostante tutto, secondo me, il rugby, in questo Paese, continua ad essere lo sport dei bianchi ed il calcio dei neri.
Almeno questo mi raccontano i campetti delle periferie che abbiamo attraversato; facciamo benzina a Blomfontein (460 rand, circa 34 euro, la macchina non consuma molto e la benzina costa poco). Do un’occhiata a qualche rivista di sport, il Paese si prepara ai mondiali di rugby in Inghilterra e, vedendo gli articoli, le immagini ed i giocatori, penso che il mio giudizio sulla permanenza della divisione tra calcio e rugby non sia proprio campata in aria.
Blomfontein è nella regione del Sud Africa chiamata Stato Libero, che si riferisce all’ex stato razzista Stato Libero dell’Orange, fondato nel 1854 ed in cui i neri non potevano avere né terra né diritti; dal 1914 divenne uno dei bastioni dell’apartheid e nel 1970 fu uno dei bantustan,ossia degli stati artificiali voluti dai bianchi ed in cui furono trasportati e costretti tutti i neri (divenivano cittadini di un bantustan in base all’etnia di provenienza, anche se non avevano mai messo piede in quel territorio). L’assurdità dell’uomo non ha fine. Ma il seme della ribellione è stato più forte e dal cortocircuito, grazie all’opposizione ed alla resistenza di uomini e donne il Sud Africa ha raggiunto la dignità. L’ANC nasce proprio a Blomfontein.
Continuiamo a viaggiare, il sole scende veloce alla nostra destra colorando le rocce e facendo sfumare i contorni. Superiamo la città di Beaufort West (dove rifacciamo benzina).
Diviene buio e il cielo sopra di noi è un tappeto di stelle. La strada non è minimamente illuminata ed i pochi autotreni, che si superano tra loro anche in curva, non hanno troppo rispetto di una piccola vettura come la nostra. Gli ultimi 150 chilometri si sentono, arriviamo Franschhoek  dopo quasi 1200 chilometri.
Il nostro bed and breakfast è il Sunny Place (30 Akademie Street Franschhoek, 7690), una struttura molto carina, anche se dannatamente fredda. Consiglio vivamente a chi viaggia in questo periodo (nostra estate/loro inverno) nella zona interna del Sud Africa di dotarsi di una stufetta elettrica, noi lo abbiamo fatto. E’ stato molto utile. La nostra abitazione (con cucinino) era curata nei dettagli, comoda e con una porta finestra che conduce in un bellissimo patio interno.
In questa zona vi sono gli insediamenti europei più antichi del Paese Franschhoek, Stellebonsch, Paarl. E’ la zona delle wineland, in cui è possibile spostarsi da una azienda ad un’altra e degustare vino.
In realtà il vino è prodotto in moltissime altre zone del Sud Africa, penso all’Overberg ad esempio, e si contano oltre 20 strade del vino;  ma solo le aziende produttrici più antiche (rientranti in un raggio di 60 km da Cape Town) insistono sull’areale delle winelands.
Il vino sudafricano è eccezionale, così come quello argentino, resto scettico su quello californiano, almeno per quello che ho potuto assaggiare. Parlo ovviamente di standard qualitativo medio, senza tirare in ballo “super bottiglie” , che mediamente non rientrano nel budget-viaggio. Ritengo però la qualità media l’indice maggiormente interessante per valutare il livello produttivo vitivinicolo.
Anche fuori dall’Europa l’asticella si sta alzando notevolmente. Detto ciò l’enorme risorsa dell’Italia risiede nella ricchezza di biodiversità e nei notevoli e differenti micro-clima che ci dotano di una capacità produttiva e qualitativa unica.
Stellebonsh è probabilmente la cittadina più conosciuta, e presenta aziende notevoli, come ad esempio Uva Mira o Le Bounher. Le aziende sono circa 75, ed un buon consiglio è mettere in agenda la visita di domenica in cui ci sono le Sundays in Stellenbosch, con apertura di aziende ed offerte particolari. Per tutte le info www.wineroute.co.za
Franschhoek è un vero gioiello, posizionata su una stretta valle è definita la capitale culinaria del Sud Africa. Si respira fortemente l’eredità francese, derivante da 277 ugonotti che in fuga dalle persecuzioni nel loro paese ricevettero in concessione dalla Compagnia Olandese delle Indie. Questo territorio, conosciuto come “Angolo dell’elefante” (per i numerosissimi elefanti che erano – purtroppo erano – presenti), divenne Fanschhoek, l’angolo francese. Sono molte le cose che si possono fare in questo splendido paesino curato in ogni dettaglio oltre, ovviamente, degustare un ottimo vino (La Bri e La Petite Ferme). Indubbiamente si può mangiare: come dicevo è la capitale del gourmet, ed uno degli indirizzi  migliori è Holden Man (occhio ai prezzi, sia qui che ovunque)a cui accompagnare la cioccolata dell’ Huguenot Fine Chocolates.
Poi si può passeggiare a piedi o cavallo per diverse ore incrociando vigneti (curatissimi, con cordone speronato) e scorci mozzafiato. Oppure prendere il bellissimo wine tram(www.winetram.co.za) , che mostra come un vettore possa coniugare turismo e tessuto produttivo, divenendo elemento in  grado di essere sintesi e volano di un percorso.  Penso ad alcuni tratte poco utilizzate nella mia Regione (Lazio), soprattutto il fine settimana e quanto sarebbe funzionale creare appuntamenti in grado di invogliare ed informare i turisti: penso ad esempio alla possibilità di coniugare flussi da Roma – anche attraverso l’utilizzo della bici sul treno – ed utilizzare il prodotto eno-gastonomico per far conoscere, degustare ed apprezzare i prodotti. Il viaggio stesso diverrebbe parte centrale della “gita”, diverrebbe esso stesso un evento.
In questo angolo etilico e di relax potrei rimanere per mesi ad disegnare progettualità, magari continuando a leggere Deon Meyer autore sudafricano di gialli. Il romanzo dal titolo Cobra è ambientato anche qui nell’angolo francese; non è il suo miglior romanzo, ma con il passare dei chilometri ne scopriremo altri.
Ma il richiamo di Cape Town,  il cui eco mi giunge attraverso le linee della Table Mountain,  viste in foto ed in video; ed è qui vicino, a soli 60 km…

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