mercoledì 28 settembre 2016

Gli USA on the road

Gli USA on the road, attraversare un paese che ho immaginato, sognato, visto, letto un numero innumerevole di volte.
Pellicole, note, schiacciate di MJ, Naomi Campbell , il giovane Holden e Dawson sono stati alcuni dei colori con cui  il soft-power americano ha inondato  la tela della mia adolescenza e dei miei 20 anni. Con aggressività a tinte forte, come Pollock.


Con continuità, con distacco, con passione, con curiosità l’american way ha avvolto le mie fantasie, i miei miti, ed i paesaggi statunitensi sono stati teatro di infiniti ipotetici viaggi.
Le linee della Monument Valley con il cappello di Tex, la California di Steinback,  la ribellione on the road di Alex Supertrump (al secolo Cristoper McCandless, nel superbo film diretto da Sean Penn) e l’inseguimento tra Sharon Stone e Michael Douglas sulla highway 1 sono alcuni dei  fili di lana che si annodano nel gomitolo del progetto per il viaggio “on the road” per eccellenza.
Scegliere l’itinerario è uno dei tanti aspetti che rende un viaggio unico. Studiare, capire, ricordare immagini, frasi  o leggende, incrociare il piano delle memoria visiva  con le tabelle dei chilometriche, con i il desiderio di ammirare e costruire quel percorso ideale che “rappresenta la nostra essenza discrezionale di un assaggio di mondo” è una delle tessere che rende il viaggio unico. Tuo.
E’ l’incipit, la creta con cui possiamo modellare la brocca per la nostra sete di conoscenza.
New York, Memphis, New Orleans…le città scorrono sulla carta geografica e divengono appunti sul taccuino.
Dagli appunti sul quaderno alle indicazioni ed ai cartelloni nell’aeroporto JFK di New York. Ed il primo taxi giallo è guidato da un simpatico vecchiotto di origine jamaicana rappresenta un bell’assaggio del dinamico melting pot che rappresenta uno degli architrave di questa società, per quanto ne possa parlare quel losco figuro di Trump (facendo i dovuti e meritati scongiuri)
New York è fantastica; raccontarla è difficile, impossibile. Posso dire che attraversandola ho avuto la sensazione di “riconoscerla”,  di scorgere angoli già visti, anche se era la prima volta che la vedevo. Il potere della televisione e della rete.
Un graffito, una tag, lo skyline, Central Park, una fermata della metro, palazzi in brick rossi sono alcune delle immagini che affiorano nella mia mente.
L’hotel è il Queensboro , nel quartiere del Queen, per l’appunto 3805 -Hunters Point Avenue
Long Island City (New York), NY 11101- sufficientemente economico ed allo stesso tempo pulito e sufficientemente ospitale. E’ a qualche centinaia di metri dalla metro 7 (fermata Rawson Station); così da conoscere qualche spicchio di New York anche oltre Manhattan. Vicino ha parecchi negozi e fast –food (sono stati una lunga costante del viaggio, noiosi ma estremamente comodi…on the road anche essi).
New York è un infinito numero di strade, di potenziali traiettorie per narrarla, di possibili registri da usare. E’ un’ondata di sensazioni e di stimoli che passano dal ricordo, all’immaginazione, allo stupore. Una marea di particolari che ti avvolge mentre cammini emergendo da libri, film e canzoni.
Provo a focalizzarne alcuni, a sintetizzare in alcuni scatti e qualche parola dei ricordi e degli utili consigli.
La metropolitana con le sue fermate è di per sé un viaggio nel viaggio: cambiare linea, scendere, risalire, ammirare la stazioni, i pezzi colorati, fa emergere in chiaro-scuro molti degli aspetti più peculiari di New York. Dalla sovrapposizioni di stili al flusso di gente, dalle pubblicità alla fantastica abitudine di leggere in metro, dal ferro, al cemento al vetro. Permette inoltre di attraversare la città e di giungere direttamente in tutti i luoghi principali: la toponomastica delle fermate è un indice guidato di New York (Penn Station, Union Square, Canal Station, Times Square… fino ad attraversare tutta Brooklyn e giungere a Coney Island).
La metro è il modo per essere nel flusso, per scorrere e correre nella città; se volete, invece,  ammirare la città da lontano, soffermandosi sull’inconfondibile skyline bisogna arrivare all’estremità sud di Manhattan, e da qui prendere il South Ferry che parte ogni 30 minuti dalle 6:30 in poi. A proposito vi consiglio di acquistare il New York Pass (spendendo qualcosina in più avrete più possibilità e più libertà rispetto al CityPass), utile per l’imbarco.
E poi i musei che da soli giustificano un viaggio nella Nuova Amsterdam (è già, questo era il nome originale di New York, “fondata” nel 1626): il MET, il MOMA, il Guggheneim.
Su tutti il 5th Floor del MOMA: ricordo come ora di aver incassato pugni di bellezza attraversando le stanze di questo piano del Museo. Matisse, Monet, Van Gogh, Gaugin… incassavo stordito il susseguirsi di opere d’arte. Artisti su artisti, quadri su quadri. Colore su colore.  E poi le Damigelle di Avignone e la Chitarra di Picasso hanno fatto davvero male. Estasi e rincoglionimento, più o meno era questa la sensazione. Un chilum troppo forte con un’erba troppo buona.
Little Italy, sempre più piccolo, e il quartiere cinese, sempre più grande, con le infinite scale esterne e vicoli che sono cornice di milioni di film con inseguimenti e fughe.
Ma anche SOHO (South  of Houston street) con le sue boutique ed i suoi atelier o East Village, in cui poco rimane della culla della controcultura degli anni ’80.
Central Park è il vero cuore verde e pivot di Manhattan (per ammirarlo in tutto il suo splendore passeggiateci in largo e lungo ed ammiratelo dalla terrazza del Rockfeller Center). E questo Parco con altre aree verdi e di forte socialità  (Union Square su tutte), o con le bellissime passeggiate sia lungo l’Hudson che East River rendono questa parte della città uno dei posti più belli dove vivere. Non l’avrei mai detto prima di visitarla.
Ma il fascino della città è anche Harlem e la vicina (solo fisicamente) Columbus University, o DUMBO e Brooklin, il cui ponte merita una menzione a sé. Sarà la mia passione per i ponti, ma percorrerlo a piedi è stato davvero suggestivo.
Il Madison Square, Wall Street, la seconda Avenue ed il Palazzo dell’ONU, la Cattedrale di san Patrizio sulla 5th, scorrono come cartoline e rimangono impressi nella mente. Tra le varie istantane ve ne consiglio una nel Queens vicino alla metro 21st Van Alst è il MOMA PS1 (22-25 Jackson Ave, Long Island City, NY 11101), e gli edifici vicini che “scoppiano di pezzi e di colori”. Street art, urban art.
Giorni intensi a gironzolare a scoprire, ad intrecciare trame di film e racconti, a studiare angolazioni pensando ad inquadrature. Come sound un po’ di vecchio buon rap, qualche libro, magari Paul Austen con Trilogia di New York o, meglio ancora, Il Potere del Cane di Don Wislow. Tutto inizia da New York.
Anche questo viaggio. Affittiamo una macchina, non una Cadillac o una Chevrolet, sinceramente, potendo, avremo preso una Porsche, magari chiamata Little Bastard. Ma la cassa impone una Cruz Bianca… Affittata per 40 giorni. La prendiamo all’aeroporto, la lasceremo qui quando avremo l’aereo di ritorrno.
Salto al volante.. Destinazione sud.. Inizia l’on the road..

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